Nomadic Emotions and Stories of a Wanderer è frutto di anni di immaginazione e ti racconto perché è necessario ripartire da se stessi.
Spesso ho immaginato come sarebbe stato avere un mio blog, cosa mi sarebbe piaciuto raccontare di me e soprattutto quali sarebbero state le prime parole che avrei condiviso.
Ho pensato ai fiumi di parole che sarebbero scaturiti dalle migliaia di chilometri dei miei viaggi e alle molteplici immagini di volti e paesaggi incontrati durante il corso di questi che avrebbero colorato le pagine virtuali per raccontare ciò che i miei occhi hanno avuto la fortuna di ammirare.
Dal mio arrivo in India nell’estate del 2014, il mio primo viaggio intercontinentale da sola a 22 anni, ho sentito il desiderio di narrare la mia passione verso il nuovo, il diverso con gli altri. Tuttavia, non l’ho fatto perché temevo di non essere all’altezza di creare un sito con le mie mani e riuscire a districarmi nei meandri del web. Ho sempre trascurato l’esigenza di farlo, assorbita piuttosto dai vari obblighi della giungla quotidiana. La scusa del non avere tempo a sufficienza da dedicare risuonava alquanto plausibile, nonostante in molti mi incitassero di farlo.
Le vie più semplici per mettere a tacere quella vocina interiore erano la razionalità e pigrizia.
Darle ascolto avrebbe infatti significato mettermi a confronto con me stessa, intraprendere una sfida personale e affrontare i miei limiti: non mi sentivo pronta abbastanza.
Ho perciò iniziato a chiedermi chi e come si decide di essere pronti per qualcosa, per un esame, un salto o un tuffo, quante forze fossero necessarie per quel momento esatto in cui si salta. Era come se ad un tratto non fossi più in grado di scegliere quale direzione prendere di fronte ad un bivio. E vi assicuro che la vita mi ha più volte messo davanti a questa situazione e me la son cavata anche piuttosto bene. A 22 anni decido di trasferirmi in India e cerco così un lavoro che mi consente di rimanerci per ben due anni e mezzo.
L’India era ormai casa e non c’era altro posto in cui immaginassi il mio futuro. Diverse situazioni di vita personale e lavorativa mi portano a riconsiderare le mie scelte. Con grande difficoltà sento di dover abbandonare la realtà e il benessere che ero riuscita a crearmi. Allo stesso tempo ero consapevole che in qualche modo il mio tempo in India era scaduto. Avevo bisogno di nutrirmi della linfa della mia terra, e decido che era tempo di fermarsi. Lascio una posizione manageriale a 25 anni in un’azienda indiana e rientro a casa, in Italia, in Puglia, a Lecce.
Ho sempre provato una scarica di adrenalina di fronte ai salti, la paura si maschera con una sensazione di positività ed in quel preciso istante in cui mi tuffo la mente è calma, lucida e mi sento libera. Nello scrivere queste parole, ritrovo oggi quella stessa sensazione da tempo riposta in un cassetto. Le risposte alle mie domande arrivano all’improvviso dirette e chiare.
L’adrenalina che mi scorre dentro in questi giorni in cui siamo costretti a rimanere in casa per via del Covid-19 non è dettata dall’aver definito la prossima destinazione. Paradossalmente, dal battito delle mie dita sulla tastiera, che incessanti sembrano aver ritrovato quell’euforia che altro non è se non l’espressione di me stessa. Questa quarantena ha per me un significato molto profondo che associo con la primavera della mia anima. Sono infinitamente grata di aver ricevuto il dono del tempo, contro il quale ho sempre tentato invano di lottare per paura di non essere al passo (finire gli studi il prima possibile, costruirmi una carriera, viaggiare nonostante tutto). Finalmente il tempo mi ha permesso di riconciliarmi con me stessa.
Scrivere oggi questo post seduta in terrazza rivolta verso il sole mi dimostra che ce l’ho fatta. La risposta era essenziale, avevo solo bisogno di darle credito: ripartire da me stessa. Ed in questo momento nessun biglietto aereo sarebbe in grado di ripagare tale sensazione.
Ci sono momenti in cui siamo più forti, in grado di conquistare il mondo ed altri in cui ci sentiamo in balìa delle nostre fragilità. Entrambi sono necessari per compensare il nostro fabbisogno di equilibrio. Ho trascorso gli ultimi mesi con un umore piuttosto precario, come un aquilone che si dimena per cercare il punto esatto nel quale riesce a rimanere perfettamente sospeso e sostenuto dal peso dell’aria. Ho sempre cercato di accogliere i momenti più fragili invece che respingerli perché mi hanno insegnato i confini della mia personalità e i suoi orizzonti ambiziosi e senza limiti.
Con questo blog riparto perciò da me stessa. Sarà il contenitore delle mie passioni.
La mia passione per l’India di cui continuo a studiarne la lingua, cultura e storia; allo stesso modo l’amore verso la mia terra, il Salento e la Puglia, che mi ha riaccolto a braccia aperte e sa stupirmi ogni giorno. La mia curiosità insaziabile di conoscere altre culture e persone con storie di vita diverse dalla mia. Ognuno di noi ha alle spalle una storia che è degna di essere raccontata. La mia ricerca nell’imprimere volti e attimi di vita quotidiana durante i miei viaggi, ma non solo.
Quando siamo in viaggio, riusciamo a stupirci davanti ad attività abitudinarie. I panni stesi al sole, un contadino che ara la sua terra, una donna che acquista frutta e verdura al mercato appaiono azioni esilaranti, uniche nel loro genere se accadono in India, Vietnam o Sri Lanka. Eppure, quando non siamo siamo in viaggio diventiamo quasi ciechi e non riusciamo a ritrovare quella stessa magia. Ogni giorno cerco di vedere quell’incantesimo a casa con gli occhi da viaggiatrice. Grazie a questo, ho scoperto luoghi, paesaggi, tradizioni che rendono la mia terra un patrimonio, anch’esso da valorizzare.
Siamo sempre alla ricerca di terre lontane eppure i tesori più grandi sono spesso alla nostra portata. Conoscerli significa essersi persi e ritrovati infinite volte. Mi sono persa in una notte stellata nel deserto omanita, tra le strade del Vietnam in sella ad una moto, in una tenda nomade tra le montagne iraniane, tra i fiumi di gente in India, e perché no, tra i grattacieli di New York. Oggi la mia anima nomade è un puzzle di tutte queste vite, ma anche e soprattutto della Puglia e della scommessa con me stessa.
Davvero un bellissimo post! Emozionante ed incoraggiante!
Chi non ha la forza di partire, di staccarsi dalle certezze dovrebbe leggere il tuo post.
Conosco tante persone che sognano di farlo ma hanno paura di mettersi alla prova e trovano sempre scuse.
Queste esperienze di vita sono regali che la vita ci ha dato. I viaggi, lasciano emozioni uniche.
Non vedo l’ora di leggere di più.
P.S. Appena potrò rientrare in Italia, voglio farmi una vacanza, e sono indecisa fra Puglia e Sicilia… Aspetto di leggere i tuoi post sulla tua bellissima terra.
Un abbraccio
Grazie mille Sara! Credo che abbiamo tutti quella forza dentro, ma si scopre in maniera e tempi diversi.
Ovviamente ti aspetto in Pugli a braccia aperte e a breve potrai leggere di più!
Un abbraccio
Cara elisa, i miei più sinceri complimenti. È stato bellissimo leggere queste tue parole!
Quindi se ho, capito bene tu hai vissuto in India? A me piacerebbe tantissimo fare volontariato lì.
Cara Flavia, grazie di aver dedicato il tuo tempo a leggermi. Ebbene sì, ho vissuto due anni e mezzo in India. Scrivimi pure per qualsiasi consiglio, sarò molto felice di aiutarti.
Post illuminante, rispetto a te sono per così dire ancora nella Fase1, in preda a dubbi e incertezze su di me e sul mio progetto. Concordo con te che superati i primi giorni ed il senso di soffocamento della quarantena, questi giorni anzi questi mesi, ci hanno regalato una clamorosa chance. Il tempo di pensare e soprattutto di concentrarci su di noi e di guardarci in faccia. Non é più possibile soffocare certi slanci. Grazie per il tuo post!
Ci lamentiamo spesso di non avere tempo, ma forse a volte è un escamotage che ci auto creiamo proprio per evitare di affrontare snoi stessi. Questo periodo ci ha “costretti” a farlo, ognuno a suo modo. Non preoccuparti per la fase in cui ti trovi, arriverà il momento quando lo sentirai e sarà il tuo! 🙂 Grazie a te per avermi scritto!
Che bella descrizione, Elisa. Sono d’accordo con te su tutto. Riuscire a viaggiare stando a casa (un ossimoro, che per me è diventato verità durante la quarantena) è un modo per essere davvero felici. Vedere il diverso anche accanto a noi, essere in grado di stupirsi e, soprattutto, ripartire da se stessi…
è quella la vera sfida e la più difficile di tutte.. riuscire ad essere noi stessi come “viaggiatori” anche a casa…Questo periodo ci aiuterà a diventarlo!
Mi sono commossa. Da leggere e rileggere più volte. E trasferirsi in India a 22, be… sei forte!
Grazie mille per il commento Carlotta! Son contenta che le mie parole abbiano trasmesso ciò che provo!