AMERICANEW YORKragazza seduta su ponte di Brooklyn al tramonto

Alcuni luoghi, come New York, sono difficili da raccontare. Mi son posta tante volte la domanda “Perché visitare New York?” senza valide motivazioni.

La mia reticenza nei confronti delle grandi città e la ricerca di luoghi ricchi di storia e cultura non mi hanno mai lasciato prendere in considerazione un progetto di vita o solo un semplice viaggio negli Stati Uniti. Se non fosse stato per un’offerta lampo di un volo pagato € 250 andata e ritorno da Milano a New York, non avrei mai avuto l’occasione di ribaltare il mio punto di vista debellando così i miei preconcetti.

Si parte credendo di avere un’immagina ben chiara nella testa di ciò che ci aspetterà. Eppure New York ha saputo stregarmi e travolgermi piacevolmente.

New York è un essere umano, un uomo o una donna. Un essere umano con la testa aggrovigliata di pensieri che si intersecano perfettamente tra le sue Avenue e Strade (Streets). È facile perdersi tra quei pensieri se non fosse per quei numeretti che danno un riferimento preciso nello spazio.

Ti aiutano a ritornare alla realtà. Ad un tratto, sai di essere sulla famigerata Quinta (5th Avenue), camminando controcorrente rispetto alla gente trafelata in pausa pranzo. O sulla 59esima Strada, confine sud di Central Park che si estende verticalmente, come una silhouette, fino alla 110ima Strada. Il grande rompicapo iniziale dell’impossibilità di orientamento inizia a sbrogliarsi. Anche i pensieri prendono forma ed è come sentirsi un po’ meno microscopici nella Grande Mela.

New York è come osservare una fotografia in bianco e nero di grattacieli, di persone in attesa in una stazione sotterranea metropolitana le cui vite si sfiorano per un millesimo di secondo. Ciascuno assorto nella propria esistenza che solo per un istante è simile a quella degli altri. Quell’istante in cui si è in attesa di un mezzo che condurrà ognuno verso il proprio destino.

Uomo di colore e ragazzo giocano a scacchi a Washington Square park

 

È un pensiero che mi è sempre tornato in mente: seduta in metro, in treno o in aereo. Non è strano? Chissà perché quell’uomo ha con sé una chitarra: sarà un musicista, starà forse andando ad affrontare un provino importante, o semplicemente a cercare fortuna strimpellando con gli amici? E quella donna: ha gli occhi stanchi, ma sorride. Si appoggia ad una grande borsa che per oggi sarà il suo mondo, necessario per affrontare le lunghe giornate cittadine. Sembra non aver bisogno di altro, è tutto lì dentro, la borsa diventa la metafora della sua testa.

New York mi ha semplicemente lasciata senza fiato. Non sono stati i suoi grattacieli a farmene innamorare. Avevo infatti già avuto modo di osservare skyline con altezze importanti ad Hong Kong. Ad ogni modo, non nutro una profonda attrazione per i grattacieli.

Anzi, gli edifici di New York che più mi hanno affascinata sono la Grand Central Station con la sua incantevole mappa stellare dipinta sul soffitto e la New York Public Library. Situata nell’intimità di Bryant Park, la colossale biblioteca pare quasi voler mostrare il suo carattere riservato e umile rispetto ai grattacieli che da lì in poi si stagliano dinamicamente verso il cielo.

Elogio monumentale della cultura, conserva scrupolosamente i suoi innumerevoli manoscritti di varia natura in suffragio al sapere classico, in una città presa d’assalto dall’iconica mela bianca appena morsa.

Interno biblioteca New York Public Library

 

New York non è un grattacielo. Ho respirato profondamente New York nei suoi quartieri che si diramano dal cuore altisonante di Manhattan per far largo a costruzioni “a bassa frequenza” che ne incarnano il suo spirito.

New York è un libro aperto che si lascia sfogliare piacevolmente seduti in una Washington Square Park pullulante di ragazzi in una giornata di sole o in un polveroso negozio di libri usati fuori dal centro.

Basta aguzzare la vista per osservare la fitta rete intrinseca delle dinamiche culturali che la colorano. Possiamo così scoprire le due anime di Williamsburg. Quella più tradizionalista degli ebrei ortodossi apparentemente ignari del progresso tecnologico da un lato. Dall’altro quella più reazionaria con i suoi murales, mercatini vintage e piccole caffetterie con ampie vetrate da cui ammirare il mondo al di là della finestra seduti su un comodo cuscino. Segni di affermazione di una società post-industriale ben visibili nel recupero architettonico dei suoi edifici e nella frequenza pulsante dei suoi ritmi.

murales su un edificio nel quartiere di Williamsburg

 

E se per un attimo ci siamo immersi nella cultura berlinese, possiamo invece tuffarci nella cultura cinese assaporando i dumplings (ravioli cotti al vapore e ripieni con carne macinata e verdure) in una stradina nel cuore di Chinatown. O nella vita bohémienne parigina di artisti in cerca di fortuna a Greenwich Village.

New York è la riproduzione del mondo in miniatura che consente di viaggiare non solo nello spazio ma anche nel tempo.

Ci catapultiamo nella New York degli anni Venti in uno dei suoi speakeasies (cocktail bar che durante l’era del proibizionismo servivano bevande alcoliche illegalmente), sgattaiolando all’interno del bar ben camuffato attraverso una parola d’ordine accessibile a pochi. Possiamo mantenere alto il fasto del teatro Apollo nel quartiere di Harlem e la sua famigerata “Amateur’s Night” del mercoledì sera – uno spettacolo d’intrattenimento sulla scia dei popolari talent show – in cui il pubblico decreta il successo o il fallimento dei potenziali artisti.

Teatro Apollo di sera

 

Nella mente di ciascuno, perciò, New York non è una città, ma un luogo di cui ci si appropria attraverso i momenti, i sapori e le emozioni vissute, che contribuiscono a costruirne il significato.

Quell’angolo in cui abbiamo bevuto un cappuccino dopo una visita al museo. Quella scalinata in ferro che conduce alla scoperta della High Line (parco sopraelevato realizzato  su una sezione di ferrovia abbandonata) dove camminare per ore con tempi scanditi solo dal proprio passo. Quella visuale notturna dell’isola di Manhattan fatta di infiniti quadratini di diverse tonalità di giallo, a scacchi, uno sopra l’altro, con il vento che spira impetuoso su una Brooklyn appena rincasata.

panorama notturno di Manhattan da Brooklyn Heights

 

Il bagel appena sfornato a Chelsea Market e poi gustato su una panchina su uno dei pier (ponti) lungo il fiume Hudson. Il ramen caldo al TimeOut Market nel quartiere Dumbo dopo aver percorso il ponte di Brooklyn controvento accompagnati da un tramonto infuocato. L’esplosione zuccherosa della cheesecake di una piccola pasticceria in sella ad una bicicletta per assaporare mentalmente la pedalata lungo l’intero perimetro di Central Park.

perché visitare New York

 

New York è il luogo che mi ha permesso di ricominciare a sognare, anche in pochi giorni. In un momento in cui ero scoraggiata e in balìa di accadimenti esterni piuttosto che azioni personali, mi ha motivato a credere nei miei progetti. Mentre la fantasia viaggia libera insieme ad Aladdin e al Genio della Lampada in un teatro a Broadway, le note di un trombettista jazz trasportano leggeri come se fossimo sul Tappeto Volante. Ci lasciamo cullare dalle tonalità allegre e travolgenti di una preghiera corale gospel in una chiesetta afroamericana ad Harlem in una silenziosa ed ancora assonnata domenica mattina. E dalla folla adrenalinica durante una partita di basket al fatidico Madison Square Garden.

New York non può essere condensata in un viaggio di pochi giorni o in una sola visita di Manhattan. New York è la vita che pulsa nelle sue arterie. La storia dell’approdo di molteplici culture nello stesso luogo accomunate da sogni ambiziosi.

Sebbene il tramonto da uno degli osservatori panoramici (abbiamo scelto il Top of The Rock del Rockefeller Centre) sia un’esperienza da non perdere, le motivazioni del perché visitare New York vanno ben oltre gli itinerari precompilati.

 

tramonto su New York dal Rockefeller Centre

 

Quel ragazzo incontrato sulla metropolitana ritorna nel suo minuscolo appartamento in attesa di un esito tanto sperato. Quella donna, dalle grandi responsabilità che la borsa lasciava presagire, rientra a casa abbracciando calorosamente i suoi figli che forse la carriera le ha impedito di crescere personalmente. Ignari l’uno dell’altro, le loro strade si sono incrociate per pochi istanti, per poi dividersi alla fermata successiva.

Forse i loro destini non si incontreranno più. O forse, un giorno, quando il ragazzo sarà un famoso musicista, la donna assisterà ad un suo concerto o il figlio prenderà lezioni di musica dal ragazzo. Forse, a New York, tutto questo è possibile.

Spero con questo racconto ti abbia ispirato sul perché visitare New York.

perché visitare new york

8 commenti

  1. Sono stata diverse volte a New York, ma ne rimango sempre incantata come se fosse la prima volta. New York è proprio come la descrivi tu, è tanti angoli, tanti ricordi, tante impressioni che contribuiscono a renderla un mondo a sé stante. Ci sono tornata l’ultima volta lo scorso agosto, e spero di poterci tornare il prima possibile quando ci si potrà di nuovo muovere in tranquillità.

    • Ci sono stata a cavallo tra febbraio e marzo proprio a cavallo del lockdown. Mi ha affascinato tantissimo come si evince dall’articolo nonostante avessi basse aspettative da fan dell’Asia. Eppure, New York ha anche la sua cultura. Mi piacerebbe tornarci in primavera/estate e vivere i parchi!

  2. New York fa parte della nostra vita e della nostra cultura, che ci piaccia oppure no. Se vai a New York ti trovi catapultato nelle pagine dei libri, sul set di un film o di un telefilm, nelle foto pubblicitarie, nelle canzoni. New York è molto di più di una città.

  3. Bellissimo racconto! Ho assaporato anch’io quei momenti, il mio ultimo viaggio poco prima della pandemia, mi ritrovo moltissimo nelle tue parole

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