Visitando Casamassima, il Paese Azzurro in Puglia, sono rimasta molto colpita dall’esistenza di un borgo così diverso da quelli pugliesi a tutti noti che, pur, nella sua peculiarità, incontra diverse difficoltà ad affermarsi. Sono stata contattata dall’architetto Marilina Pagliara, paladina del Paese Azzurro, che da anni si batte per la promozione di Casamassima. Ho pensato di rivolgermi a lei per comprendere il “dietro le quinte” di un borgo pugliese e le azioni necessarie per essere notato.
In questa stagione in cui si parla di turismo di prossimità, Casamassima merita di essere inserito come tappa negli itinerari in Puglia. La Puglia infatti quest’anno sembra fare nuovamente breccia nel cuore di tanti viaggiatori. Se da una parte la chiusura delle frontiere non fa pensare a viaggi a lungo raggio nell’immediato, questa stagione rappresenta l’opportunità per scoprire luoghi della nostra bella Italia. E ci rendiamo conto sempre più di quanto il nostro patrimonio territoriale e culturale sia vasto.
Sono onorata di ospitare le sue parole nel mio articolo, fonte di inesauribile ispirazione per tutti noi.
Raccontaci come è iniziata la tua storia d’amore in Puglia con Casamassima
Ho conosciuto Casamassima nel “lontanissimo” 1978, quando io napoletana, fresca morosa di un collega della facoltà di Architettura di Napoli, Antonio Pastore, originario del comune pugliese, mi ci recai per alcuni giorni. Visitai anche il caratteristico Centro Antico di chiara impronta medievale, con alcuni importanti edifici e la prevalenza di case azzurrine. Erano in gran parte abbandonate o abitate da persone anziane e famiglie numerose.
Su proposta di Antonio, desideroso di recuperare quel borgo, accettai di svolgere la Tesi di Laurea sul Centro Antico di Casamassima. Una tesi interdisciplinare che spaziava dalla Pianificazione Territoriale, all’Urbanistica, Storia, Architettura popolare, Stima dei costi, fino al Restauro del grande ex-monastero Santa Chiara quale edificio polifunzionale.
Ma la storia d’amore vera e propria è iniziata quando sposata sono venuta a vivere qui, negli anni ’80. Una sposa-turista rapita sempre più dalle mille sfumature che dal celeste chiaro esplodevano nell’indaco a volte anche violento, traboccante di storia secolare attraverso gli strati di calce struggenti in uno scenario avvolgente e suggestivo, così lontano dai paesi pugliesi tradizionalmente bianchi.
Cosa ti ha portato a iniziare gli studi sul Paese Azzurro?
Ormai in pianta stabile, mi iscrissi alla Pro Loco Casamassima. Mi avvicinai ancor di più a tutto quel che concerne il vissuto storico-architettonico-tradizionale del paese e con la lucida follia di recuperare e valorizzare questo borgo, sia dal punto di vista abitativo che turistico. Il turismo era ancora una chimera per la Puglia, tranne che per Alberobello, le Grotte di Castellana e i fedeli di Padre Pio.
Venni quindi a sapere dell’appellativo di Paese Azzurro dato dal pittore milanese Vittorio Viviani. Egli, di passaggio negli anni ’60, rimase affascinato da questa particolare cromia dedicando numerose opere, prodotte anche in alcune estemporanee organizzate dalla Pro Loco. Da allora il mio interesse è cresciuto. Iniziai a leggere i numerosi testi sulla ricca storia di Casamassima, nei quali si accenna anche alle case azzurre, ma senza approfondirne la causa.
Io stessa ho cominciato a scrivere su varie testate locali per sensibilizzare al recupero di questo borgo così particolare. Ma l’incuria e il disinteresse di tutti stavano prendendo il sopravvento divorando e cancellando la poesia secolare di quell’incredibile colore.
Il Balcone Fiorito nel Borgo Antico, nato con la Pro Loco nel 1995, animava il borgo per una o più giornate. Ma poi per un anno finiva lì, oggetto di interesse per pochi intellettuali sempre più stanchi. Io non ho mai perso la speranza di salvare il borgo dal suo crudele destino, per cui ho proseguito anche da sola nel mio intento.
Quali sono state le difficoltà che hai riscontrato durante gli studi su Casamassima?
Mancando nei vari testi lo storico delle motivazioni dell’azzurro, e documenti specifici in merito, tranne quelli ufficiali conservati a Napoli, ho ricostruito un percorso andando indietro nel tempo.
Sono partita dalla lettura dei muri, per me architetto basilare, con un’analisi di confronto con altre “città blu” quali Chefchaouen in Marocco, Safed in Israele e Jodhpur in India. Tutte queste città sono accomunate dalla presenza di comunità ebraiche sefardite allontanate da Spagna e Portogallo durante l’Inquisizione del XVI-XVII secolo. Usavano dipingere le case con calce blu in un’edilizia povera molto simile a quella del borgo di Casamassima.
Nel borgo pugliese domina l’immensa figura di Miguel Vaaz de Andrade. Ricchissimo mercante portoghese rifugiatosi a Napoli, ebreo e apostata per convenienza, entra nelle grazie del viceré mecenate conte Lemos. Il mercante acquista vari territori in Puglia coltivati a grano, tra cui Casamassima nel 1608. Riceve il titolo di duca e nasconde tra le possenti mura una comunità ebraica, come segnala la presenza della stella a sei punte su un’abitazione. Fa inoltre dipingere il caseggiato di blu, pur continuando a vivere a Napoli in un grandioso palazzo in via Toledo.
Questa, molto in sintesi, la mia ipotesi, raggiunta con relativa difficoltà. Il campo della ricerca che continua tutt’oggi per approfondire ancora di più la conoscenza, mi appassiona molto.
Hai avuto modo di visitare le città di Jodhpur e Chefchaouen? Se si, che sensazioni ti hanno trasmesso?
Non ho visitato le “sorelle fatte di calce e polvere blu”. Ma come architetto riesco a cogliere, dalle immagini, tutti i particolari costruttivi che ne consentano una lettura analitica, approfondendo contemporaneamente la storia. L’impatto fotografico è stato rilevante dal
punto di vista emotivo per i tanti elementi comuni al nostro borgo: il paramento murario, parte di volumi, gli archi, alcuni scorci, tratti di pavimentazione, elementi architettonici.
La sensazione è quella dell’intrecciarsi tra loro in un abbraccio blu. In alcune mostre fotografiche, in cui ho esposto le immagini dei particolari delle quattro città blu senza specificare quali fossero, persino gli stessi abitanti del borgo si confondevano.
Quali sono le aspettative dei tuoi studi?
Da visionaria di ieri, oggi sono considerata la “paladina del Paese Azzurro” a tutti gli effetti. Ho ricevuto il massimo riconoscimento in merito dall’attuale Amministrazione Comunale nelle figure del Sindaco Giuseppe Nitti e l’Associazione Cultura, Turismo e Centro Storico Azzurra Acciani, con la consegna di una targa e pergamena nel 2019.
Nel corso degli anni, i tanti articoli su testate locali, Gazzetta del Mezzogiorno, Repubblica, e collaborazioni per pubblicazioni storico-turistiche, alcuni video per Tv locali e RAI, sino a una sempre maggiore attenzione di siti online, oltre i progetti con le scuole, hanno gratificato in buona parte i miei studi, con una sempre maggiore acquisizione di conoscenza da parte del pubblico, e passione da parte di giovani soci Pro Loco che mi seguono, e che certamente continueranno il cammino. Inoltre, alla diffusione oltre i confini casamassimesi, molto contribuisce il gruppo folkloristico di musica e tradizioni “I Musicanti del Paese Azzurro”, preziosi collaboratori.
Perché si dovrebbe visitare Casamassima, il Paese Azzurro in Puglia?
Oltre il Borgo Antico-Paese Azzurro, Casamassima vanta altre realtà di notevole interesse.
Uno dei quattro Cimiteri Polacchi, il Korpusu, secondo per estensione dopo quello di Cassino, un monumento internazionale intorno al quale si sarebbe potuto creare un altrettanto notevole indotto.
Il sito naturale di Lama San Giorgio, la più lunga delle dieci lame della Terra di Bari: una frattura carsica con flora e fauna rari, grotte, chiese rurali e masserie, boschi, un percorso cicloturistico già collaudato. Ancora, la vetrina di architettura contemporanea di BariAlto, caso unico con ville di famosi architetti e ingresso monumentale di Aldo Rossi, pubblicato su riviste internazionali.
Vanta inoltre prodotti enogastronomici di eccellenza: il vino primitivo DOC, la ciliegia Ferrovia pluripremiata, le mandorle, la focaccia di patate, il marro (involtino di interiora). Ingredienti che favoriscono il Turismo Lento, praticato in costante aumento dagli amanti dei piccoli centri del territorio nazionale, in specie nell’entroterra, alla ricerca dell’autenticità.
Cosa dovrebbe fare Casamassima secondo te per emergere?
Un discorso collettivo tra queste realtà, intrapreso tante volte, è stato penalizzato per anni dal disinteresse degli amministratori. Hanno infatti sottovalutato qualsiasi possibilità di crescita e valorizzazione del territorio.
Da alcuni anni, poi, quando finalmente sembrava aprirsi uno spiraglio di luce, siamo stati penalizzati da vari commissariamenti. Solo il supporto e la volontà di una forte amministrazione spinge al decollo di una comunità, coadiuvata dalla sinergia delle associazioni del territorio, delle attività commerciali e dei cittadini. La Pro Loco, finalizzata da direttive nazionali UNPLI alla tutela del Patrimonio Materiale e Immateriale, ha fatto e fa molto, ma da sola non basta.
Come ho raccontato nell’articolo su Casamassima, che potete rileggere qui, la Pro Loco organizza visite guidate in forma gratuita per promuovere il borgo.
Come vedi il progresso turistico del Paese Azzurro?
L’attenzione mediatica verso Il Paese Azzurro ha generato un aumento delle case ridipinte di azzurro e una crescita turistica di varia provenienza quasi quotidiana. Ma ciò non basta, in quanto l’arbitrarietà rischia di compromettere l’autenticità con la perdita dell’identità, presentando un prodotto che non rispetta la sua originalità.
Ad esempio, il colore azzurro diverso dal colore storico derivante dallo studio delle stratificazioni. Così come l’uso errato dei materiali negli elementi strutturali-architettonici. Primo fra tutti l’uso dell’intonaco e non della calce secondo i canoni del restauro, che conferisce una poetica cromatica plastica.
Necessita quindi un piano programmatico di recupero nel suo insieme che comprende Piano del Traffico, Piano Commerciale, Arredo Urbano, ecc., intrapresi e sospesi più volte dalle ultime amministrazioni, che generino un borgo particolarmente attrattivo nella sua completezza. E che tenga conto dei valori economici derivanti, legati alla qualità della vita per chi ci abita e al rilancio delle attività commerciali, artigianali e ricettive legate al turismo. Ciò genererebbe la creazione di posti di lavoro nei vari campi collegati al recupero, gestione, manutenzione, promozione ed erogazione di servizi, oltre l’attivazione di flussi economici legati alle manifestazioni che si svolgono.
Il turista odierno del Paese Azzurro è un turista curioso, che pur se soddisfatto, in specie se guidato, è solo di passaggio. Solo con l’applicazione di quanto su detto, si può aspirare a un progresso turistico valido, in crescita costante e permanente che faccia da eco alla diffusione della conoscenza del Paese Azzurro.
Biografia di Marilina Pagliara
Marilina Pagliara è nata a Napoli dove nel 1979 si è laureata in Architettura, acquisendo anche ottima conoscenza e passione per Arte-Musica-Teatro-Fotografia-Artigianato-Folklore-Antropologia-Gastronomia. Dal 1980 vive a Casamassima-Bari dove opera con il marito e i figli nel DeArchitectura Studio, laboratorio di Architettura-Urbanistica-Arredamento-Arte.
Lo spiccato interesse per il territorio d’adozione e l’ottimo spirito di gruppo e disponibilità tipicamente partenopei, hanno favorito l’inserimento e la collaborazione con varie associazioni e istituzioni, ideando e organizzando vari eventi e curando rubriche di architettura-storia-tradizioni su vari editoriali e pubblicazioni nelle vesti di ricercatrice e studiosa locale, nonché promotrice del Paese Azzurro, il borgo medievale di Casamassima.
Tutte le immagini sono fornite da Marilina Pagliara.