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Santarcangelo di Romagna, borgo oltre tempo, che magia!
Mercoledì sera, ottobre. Una di quelle sere in cui il saggio consiglio all’amica prima di uscire è: “Porta con te qualcosa di pesante perché più tardi sarà fresco”. Quel consiglio viene ben accolto e l’aspettativa non è disattesa.
Un mercoledì sera come tanti altri, quando aspetti solo di rifocillare lo stomaco dopo una lunga giornata e pregusti la consistenza croccante della piada romagnola. Santarcangelo ci avvolge in un abbraccio nel susseguirsi dei suoi vicoletti concentrici. Il “Campanone” svetta maestoso dalla sommità del borgo. Dai suoi 25 metri di altezza, rassicura e accudisce l’agglomerato del centro storico in pietra, inaspettato e sublime. Una sfilata di case dai prospetti variopinti e terrazze impreziosite di piante rigogliose e sedute confortevoli regalano a prima vista una sensazione di calore, ed accoglienza.
Con il passo sempre più svelto, affrettato dalla frescura crepuscolare e dall’appetito, risaliamo i gradini del borgo che ci conducono verso il ristoro. Svoltiamo per una viuzza sulla nostra destra, intravediamo una luce fioca: ’Osteria del Campanone’. L’insegna, quasi timida, è modesta e di poche pretese. Eppure, i proprietari di umiltà ne hanno da vendere, al pari della bontà ed eccellenza dei loro manufatti gastronomici. La piada ‘del Campanone’, arroccata in cima al borgo, è diventata un’istituzione di Santarcangelo di Romagna.
I tempi di attesa sono solitamente dilatati e richiedono l’audace pazienza di coloro che non rinunciano alla bontà. Sono le 19 e, incredibilmente, guadagniamo il nostro spazio all’interno dell’Osteria. Unica specialità: la piada. Il proprietario ci propina una lista infinita di combinazioni da far venire l’acquolina in bocca. La classica ripiena di pomodoro, prosciutto e brie provoca un’esaltazione delle papille gustative morso dopo morso. Non da meno la stagionale zucca e caciotta.
Si può capire un luogo, un territorio, da un ‘semplice’ prodotto gastronomico e dalla dedizione con la quale viene preparato e servito. La gentilezza e l’orgoglio sul volto dei proprietari sono l’espressione del carattere di Santarcangelo.
Un borgo situato in una zona strategica della Riviera Romagnola, un tempo traversato dalla via Emilia, e alle porte di Rimini, da cui dista circa 10 km. E forse proprio per via di quella presenza massiccia di Rimini, Santarcangelo decide di mostrarsi in punta di piedi a coloro che decidono di visitarlo. Camminando per i suoi vicoli concentrici, sembra quasi di volteggiare. Non si può fare a meno di passeggiare e gustare a pieni polmoni la sensazione di benessere ed accoglienza che il borgo riserva.
Mi piace associarla al vivace quartiere Montmartre di Parigi con le sue case colorate con tonalità pastello, piante rampicanti e piccoli tavolini all’aperto, collocati tra il sole e l’ombra.
Cosa fare a Santarcangelo
Santarcangelo è nota per aver dato i natali al Papa Clemente XIV, la cui memoria vive ancora oggi nell’arco eretto in suo onore dai concittadini e situato nella piazza principale. Da qui si dipana il centro storico e poi il borgo vecchio che si abbarbica in cima fino al Campanone, uno dei custodi della città, insieme alla Rocca. Quest’ultima, eretta nel XIV secolo dalla famiglia Malatesta per difesa, è caratterizzata da un’alta torre. I due monumenti coronano il grazioso skyline di Santarcangelo sul monte Giove, ben distinguibile dalla strada che conduce all’ingresso della città tanto da diventare il suo marchio promozionale.
La conformazione del territorio di Santarcangelo è particolareggiata da una rete sotterranea di grotte di arenaria (circa 150) sulla quale giacciono le costruzioni attuali. Tant’è che quasi tutti i locali e abitazioni del centro storico hanno una propria cantina naturale. L’origine delle grotte rimane tuttora incerta ed è necessaria una visita al loro interno per coglierne l’atmosfera misteriosa ed antica.
Furono con certezza utilizzate come rifugi dagli abitanti della città durante la Seconda Guerra Mondiale, come il signor Alberto della Pro Loco ci racconta riportando alla memoria pezzi di ricordi dei suoi 6 anni vissuti al buio per mesi. Poco cibo ma senso di comunità ed amicizia contraddistinguono le sue rievocazioni che toccano il cuore. Non perdere perciò la visita alla grotta monumentale, accessibile grazie alla Pro Loco.
Santarcangelo conserva inoltre un’antica tradizione di mestieri che sopravvive oggi nelle sue botteghe. La stamperia Marchi ne è l’emblema con il suo Mangano, macchinario con il compito di stirare la tela. Quello della stamperia è unico al mondo ed è tutt’ora utilizzato nel processo di stampa.
Per chi volesse approfondire il patrimonio storico della città, vale la pensa visitare il MUSAS (Museo Storico Archeologico di Santarcangelo) e il Museo di Tonino Guerra, che nel borgo è nato e vissuto fino alla sua morte. Accanto ad esso, troverai il curioso Museo del Bottone, che ripercorre la storia attraverso quella di un piccolo accessorio d’abbigliamento, la cui produzione è stata influenzata dagli avvenimenti storico-politici.
Santarcangelo non si fa mancare proprio nulla ed infatti la città è molto vivace dal punto di vista artistico-culturale. Il Santarcangelo Festival è un evento ormai rinomato a livello nazionale che si tiene ogni estate. Dedicato alle arti teatrali, ospita artisti di calibro internazionale.
Una curiosità: le luminarie che da qualche anno abbelliscono le città italiane con versi di canzoni e poesie dialettali sono nate dalla creatività di un artista santarcangiolese, Tiziano Corbelli.
Dove mangiare a Santarcangelo
Il borgo pullula di ristoranti, trattorie e localini. L’enogastronomia a Santarcangelo è un settore molto spiccato e si ha l’imbarazzo della scelta. Pensa che una delle leggende vuole che il nome di Sangiovese derivi proprio dal borgo romagnolo: “sangue di Giove”, ovvero proveniente dal monte Giove, attorno al quale si sviluppa Santarcangelo.
Oltre all’eccezionale piada dell’Osteria del Campanone, consiglio vivamente Da Oreste. Un’Osteria curata nei minimi dettagli sia nell’arredamento che nella creazione dei piatti, preparati con attenzione ai sapori della tradizione in chiave moderna. Un luogo dove è difficile andar via.
Il luogo cardine della ristorazione di Santarcangelo è La Sangiovesa, un’osteria che ha segnato la storia del borgo. La storicità dell’ambiente si percepisce sin da subito: situato all’interno di un Palazzo nobiliare del 1700, ha testimoniato momenti di vita dell’intellettuale Tonino Guerra.
Nei dintorni di Santarcangelo
Sebbene un paio di giorni siano sufficienti per visitare il borgo, avvertirai la sensazione di non voler mai andare via. A Santarcangelo si possono trascorrere diversi giornate, anche perché è collocato in una posizione strategica della Romagna che consente di raggiungere diversi punti di interesse in tempi brevi.
La celeberrima Repubblica di San Marino dista circa 30 minuti in auto. Se hai voglia di aggiungere un’altra bandierina alla tua lista, puoi programmare una mezza giornata a San Marino, raggiungibile sia in auto che in funivia che collega il centro storico dal Castello di Borgo Maggiore.
Nell’arco di 30 minuti puoi inoltre raggiungere il Castello di Gradara, al confine con le Marche, famigerato teatro dell’amore tra Paolo e Francesca (secondo la leggenda). Sorge sulla sommità di un colle da cui godere di un panorama mozzafiato sui colli. Il castello ha una valenza storico importante nella storia italiana delle lotte tra il Papato e le signorie.
A pochi minuti da Gradara, una bella scoperta è il Castello di Granarola. Anch’esso legato alla famiglia dei Malatesta, nel 2008 BRANDINA (brand specializzato in prodotti della cultura balneare) ne ha curato il recupero e restauro seguendo i dettami architettonici originali. Il Castello è oggi un luogo dove soggiornare all’insegna del relax. Tieni d’occhio gli eventi nel periodo estivo aperti a tutti. Quest’estate, ad esempio, il giovedì c’era l’appuntamento settimanale dell’aperitivo con sedute sul prato, dj e il tramonto dietro i colli. Decisamente imperdibile.
Chi volesse esplorare i colli romagnoli, da Santarcangelo può dirigersi verso Pianetto e Santa Sofia, a circa un’ora di auto. Piccoli borghi nelle campagne, sono l’ideale in ogni stagione per una scampagnata all’insegna della natura e del buon gusto. In autunno è d’obbligo fermarsi ad una delle Osterie per degustare un buon piatto di tagliatelle ai funghi porcini.
Ti consiglio l’Osteria La Campanara a Pianetto, i cui proprietari hanno letteralmente deciso di cambiare vita circa 20 anni fa. Hanno perciò lasciato il mondo della scuola per inseguire la passione della gastronomia e dell’accoglienza aprendo questo delizioso agriturismo dove è anche possibile dormire.
Non per ultima, Rimini merita una sosta. Il lungomare è stato recentemente ammodernato ed offre una bella passeggiata lungo gli stabilimenti balneari. Ti consiglio di oltrepassare il ponte Tiberio per immergerti nell’atmosfera del Borgo di San Giuliano: una vera chicca. Antico borgo di marinai, dunque quartiere popolare, è oggi uno dei luoghi di tendenza della città. Era talmente amato da Federico Fellini che le sue pellicole evocano scorci del borgo. Ed oggi, il borgo omaggia il regista con murales sulla sua vita e film ad ogni angolo. Scene d’altri tempi: il parco lungo il fiume popolato di coppie e gruppi di amici, gente che si riversa tra i vicoli abbelliti da lucine sospese, per ridar vita all’anima di luogo.
Santarcangelo di Romagna è una destinazione adatta a chiunque e che si modella perfettamente ad ogni stagione. La sua bellezza sospesa nel tempo ti ammalierà. Ideale anche per una gita fuori porta per circondarsi di bellezza, tanto necessaria in questo periodo. Un borgo italiano intriso d’arte e cultura che va preservato, come ho già parlato nell’articolo su Casamassima, il borgo azzurro in Puglia.
Questa è la nostra occasione per salvaguardare la magia dei borghi italiani.